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Animal Hoarding (quando si accumulano animali)

L’Animal Hoarding è caratterizzato dalla raccolta di un numero importante di animali (spesso nell’ordine delle centinaia), dalla incapacità di fornire loro ambiente e cure adeguate e dalla significativa riduzione degli aspetti personali di salute, igiene, funzionamento sociale e lavorativo.

Con la recente inclusione della Disposofobia nel “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” (DSM-V) si è automaticamente riproposto un tema noto in letteratura sulla differenziazione tra Disposofobia ed accumulo di animali. Ovvero, la differenza qualitativa degli “oggetti” di accumulo discrimina un disturbo totalmente differente, oppure l’Animal Hoarding può essere considerato un sottotipo di Disposofobia? Il concetto di differenza “qualitativa” è in realtà un po’ riduttivo. Da un lato parliamo di oggetti inanimati (giornali, vestiti, ecc.) e dall’altro di esseri viventi (gatti, cani, ecc.), aspetto che introduce più di una varianza semplicemente “merceologica”. Le risposte vanno differenziate su differenti livelli. Se restringiamo il tema semplicemente ai criteri diagnostici del DSM-V, ad oggi l’oggetto di accumulo non compare come discriminante di diagnosi pertanto chi accumula animali non è differenziabile da chi accumula oggetti. Sono infatti comuni alle due tipologie di accumulo gli ambienti caotici e fuori controllo, la disorganizzazione grave e tutti gli aspetti disfunzionali derivanti. In realtà sul piano clinico vi sono si delle somiglianze ma anche numerose e notevoli differenze che fanno propendere a seconda della tipizzazione di accumulatore (overwhelmed caregiver, rescuer hoarder ed exploiter hoarder) nei primi due casi per un sottotipo “grave” di Disposofobia e nell’ultimo per un disturbo diverso maggiormente collegabile ad aspetti di espressione di alcuni disturbi di personalità.

Questa complessità specifica ha ovviamente delle ripercussioni anche in termini di terapia dell’accumulatore. Il modello terapeutico di Frost & Steketee per la Disposofobia non è purtroppo applicabile all’Animal Hoarding. Ogni caso va pertanto valutato e trattato in modo del tutto peculiare. Non esistono ad oggi studi controllati sul trattamento dell’Animal Hoarding tuttavia alcuni elementi noti possono dare una direttrice di intervento che deve tener conto di:

  • una più alta comorbilità con altri disturbi rispetto alla Disposofobia
  • pervasivi aspetti problematici in termini di attaccamento
  • storie traumatiche quasi sempre presenti

Nonostante molta sia l’attività di ricerca ancora in corso sul tema è già possibile tentare una tabella comparativa di somiglianze e di differenze tra accumulo di oggetti ed accumulo di animali. In particolare la tabella qui proposta è adattata in parte da un articolo di Frost del 2011 apparso su Depression & Anxiety (“Comparison of Object and Animal Hoarding”ed in parte dalle risorse messe a disposizione dal “Hoarding of Animals Research Consortium – HARC“.

Animal Hoarding

Articolo Originale: “Animal Hoarding – Similarità e Differenze” su Psicoterapie.pro

 

 

Perché si accumula?

DisposofobiaLa concettualizzazione cognitivo-comportamentale della Disposofobia sulla quale si basa il trattamento è stata modellizzata da Frost & Hartl per la prima volta nel 1996 subendo nel tempo una serie di integrazioni e modifiche che la hanno resa sempre maggiormente aderente alle evidenze cliniche e di ricerca raccolte negli ultimi quindici anni. Va quindi considerato un modello in evoluzione che andrà incontro ad ulteriori aggiustamenti ed integrazioni col progredire della ricerca sul tema. Ad oggi integra sostanzialmente tutti gli elementi che trattando questo tipo di disturbo si incontrano, in termini sia di comportamenti di accumulo che di antecedenti intesi come fattori di vulnerabilità, credenze personali e correlati emotivi. Il modello assume infatti che i comportamenti finali che producono il significativo disagio vissuto negli ambienti di vita (ovvero l’eccessiva acquisizione, per acquisto o raccolta, le resistenze ad eliminare il materiale acquisito ed il risultante grave disordine e mancanza di igiene) siano determinati da aspetti di vulnerabilità personali che inducono una serie di valutazioni cognitive sui propri beni che attivano a loro volta cicli emotivi positivi o negativi influenti sui comportamenti finali. Vediamoli nel dettaglio.

Fattori di Vulnerabilità Personale

Un aspetto centrale è rappresentato dai deficit di alcune funzioni fondamentali nei processi di trattamento dell’informazione ed in particolare:

  • Percezione: funzionamento alterato di alcuni aspetti di percezione caratterizzata da una forte attrazione visuale per gli oggetti che determina una iper-focalizzazione visuale sul singolo oggetto a sfavore di una visione di insieme (con conseguente scarso riconoscimento di aspetti generali di caos)
  • Attenzione: difficoltà di concentrazione e di mantenimento dell’attenzione in compiti complessi
  • Memoria: deficit di memoria (verbale e visuale) con conseguente tendenza ad affidarsi a promemoria-visivi (gli oggetti stessi). Recenti studi hanno evidenziato come in realtà si tratti non di un deficit oggettivo ma di una autovalutazione sulle proprie capacità di memoria.
  • Categorizzazione: difficoltà nel cogliere gli elementi comuni tra oggetti e conseguente incapacità di raggrupparli e organizzarli. Il problema sembra essere dovuto all’iper-caratterizzazione (eccesso di dettagli senza gerarchizzazione) degli oggetti tale per cui ogni singolo oggetto diventa una categoria a sé. Recenti ricerche hanno evidenziato come questo aspetto sembri applicarsi solo ad oggetti propri
  • Attività decisionale: difficoltà nel portare a termine processi decisionali anche minimi, dovuta ad una eccessiva inclusione di variabili decisionali ed alla conseguente paura di non averle considerate tutte e/o in modo corretto (paura dell’errore)

Inoltre recenti studi hanno più compiutamente identificato una generale difficoltà nella pianificazione di azioni complesse e nella gerarchizzazione di piani d’azione.

Vi sono poi una serie di aspetti che possono determinare ulteriori aspetti di vulnerabilità:

  • Esperienza / Educazione familiare con trasmissione di valori e comportamenti circa il possesso, l’ordine/disordine in casa, il controllo, lo spreco, l’utilità, il valore delle cose, ecc.
  • Concetto di sé non amabile, senza valore, inaiutabile
  • Tratti di personalità perfezionistici, dipendenti, ansiosi, paranoici
  • Umore generalmente depresso o ansioso
  • Co-occorrenza di altri disturbi  (Fobia Sociale, Ansia Generalizzata, Depressione Maggiore) e frequente storia traumatica

Se i deficit nel trattamento dell’informazione determinano in modo diretto lo sviluppo del caos, l’Esperienza/Educazione familiare, il Concetto di Sé ed i Tratti di Personalità agiscono in modo indiretto indirizzando delle valutazioni dei propri beni che a loro volta attivano delle risposte emotive positive / negative e determinano comportamenti di acquisto/raccolta e di resistenza all’eliminazione.

Tali valutazioni possono essere riassunte come Credenze Personali sui seguenti ambiti:

  • Possesso: ogni oggetto posseduto viene caricato di
    • valore strumentale (ogni oggetto può essere potenzialmente utile)
    • valore intrinseco/estetico (ogni oggetto ha una sua bellezza unica)
    • valore sentimentale (ogni oggetto ha una storia alla quale è legato, un significato emotivo)
    • valore di identità personale (sono quello che posseggo)
  • Vulnerabilità
    • Gli oggetti sono fonte di sicurezza (protezione)
    • Gli oggetti (e il relativo comportamento di acquisizione) danno un senso di comfort (“fanno stare bene”)
  • Responsabilità
    • Gli oggetti non devono essere sprecati per motivi etici, ecologici, economici, ecc.
    • Gli oggetti costituiscono un’opportunità che va colta assolutamente quando si presenta (convenienza, rarità, ecc.)
  • Propria memoria
    • Gli oggetti sono dei promemoria, perdere gli oggetti significa dimenticarsi ad esempio una scadenza o un’informazione utile
    • Perdere un oggetto equivale a perdere quella parte di memoria (in alcuni casi la credenza è che l’oggetto sia di per sé un supporto che “contiene” la memoria in modo quasi magico)
  • Controllo
    • Intollerabilità alla perdita di controllo sui propri oggetti (“nessuno è in grado di gestirli correttamente”)

Le credenze personali sul possesso inducono in genere Emozioni Positive (gioia, orgoglio) che determinano direttamente comportamenti di acquisto/raccolta e resistenza all’eliminazione agendo un rinforzo positivo. Al contrario le credenze su Vulnerabilità, Responsabilità, Propria memoria e Controllo inducono Emozioni Negative di tristezza, ansia, paura, colpa, vergogna. L’evitamento di queste emozioni conduce ai tre comportamenti disfunzionali (difficoltà di organizzazione degli oggetti, acquisto/raccolta e resistenza all’eliminazione) agendo un circolo rinforzo negativo.

Infine a determinare il grado di disordine degli ambienti intervengono elementi di riverbero dai Comportamenti di acquisto/raccolta e resistenza all’eliminazione che possono avere vari livelli di intensità.

Il modello che come abbiamo detto è in evoluzione, coglie quelli che sono i più frequenti elementi riscontrabili nelle casistiche di disposofobia, questo non vuol dire che tutti siano presenti in ciascun soggetto o con lo stesso livello di intensità. E’ quindi fondamentale in fase di valutazione del caso andare ad identificare, oltre allo stato oggettivo di disordine e mancanza di igiene negli spazi di vita, la presenza di comportamenti di acquisizione e non-eliminazione e il particolare profilo di accumulo sia sul piano dei fattori di vulnerabilità che su quello dei significati e degli stati emotivi correlati.

Articolo Originale: “La modellizzazione dell’Hoarding Disorder in una prospettiva Cognitiva” su Psicoterapie.pro

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