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Quali differenze tra comportamento di accumulo dovuto a Disposofobia rispetto a quello dovuto a Disturbo Ossessivo Compulsivo?

Il comportamento di accumulo è stato tradizionalmente considerato espressione di una particolare manifestazione di Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Da questa assimilazione è derivata l’etichetta “accumulo compulsivo”,  in parte fuorviante alla quale viene ancora comunemente ridotta qualsiasi manifestazione di accumulo. In realtà sia nella versione IV-TR del “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” (DSM) che nell’attuale versione della classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, proposta dall’OMS (ICD-10), l’ accumulo non compare tra i criteri diagnostici del DOC, l’unica menzione attinente all’accumulo compare invece tra i criteri per la diagnosi del Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità (disturbo di asse II a dispetto del nome completamente diverso dal DOC) peraltro essendo totalmente assente nel disturbo anacastico di personalità equivalente di quest’ultimo nell’ICD-10. Questa assenza tra i criteri diagnostici del DOC non stupisce considerando che in realtà negli studi sul disturbo solo il 5% dei soggetti presenta come sintomo importante e primario il comportamento di accumulo. Un evenienza quindi piuttosto rara. La disposofobia (HD) che invece attribuisce al comportamento di accumulo il ruolo di suo principale indicatore, unitamente agli effetti che tale accumulo produce, compare a partire dal 2013 nel DSM-V e rappresenta la matrice causale alla quale è riconducibile la maggior parte dei casi di accumulo.

La tradizionale assimilazione del comportamento di accumulo ad una forma di Disturbo Ossessivo Compulsivo è tuttavia un dato di fatto e va ricondotta essenzialmente a due fattori: da un lato all’identificazione di un fattore discreto di “accumulo” nella cluster analysis statistica su campioni di pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo e dall’altro alle apparenti similarità fenomenologiche tra Disturbo Ossessivo Compulsivo e Disposofobia. Gli evitamenti e le difficoltà ad eliminare cose non oggettivamente necessarie motivate dalla paura di privarsi di qualcosa di affettivamente importante, utile o bello tipiche degli accumulatori sono infatti state in passato interpretate come “ossessioni” mentre la necessità di conservare tali cose, come “compulsioni”. In realtà la fenomenologia apparentemente simile è sostanzialmente diversa e, grazie al famoso articolo di Frost & Hartl del 1996 nel quale per la prima volta è stata data una definizione operativa del disturbo,  ha potuto essere indagata in modo più approfondito. Dal 2007 gli studi sul tema sono cresciuti esponenzialmente facendo emergere appunto le importanti differenze tra manifestazioni del Disturbo Ossessivo Compulsivo e della Disposofobia (fig.1) che hanno portato nel DSM-V alla separazione dei due disturbi rendendo quest’ultima di fatto un disturbo a sé stante con propri criteri diagnostici.

Differenze tra DOC e Disposofobia

Anche se è oggi chiaro che gli accumulatori non sono quasi mai diagnosticabili con un Disturbo Ossessivo Compulsivo esiste tuttavia una piccola percentuale di casi stimata in circa il 10% (una buona descrizione sono i 10 casi clinici analizzati e documentati da Pertusa, Frost and Mataix-Cols nel 2010) nei quali l’accumulo è secondario e dipendente da tipiche ossessioni del DOC. In questi rari casi l’accumulo da sollievo rispetto al dubbio ossessivo (come nel checking), previene il pericolo di un ossessione aggressiva o di contaminazione (come nel washing) da sollievo rispetto a sensazioni di incompletezza o imperfezione (come nelle compulsioni di simmetria). Le differenze tra accumulo collocabile in un quadro di Disturbo Ossessivo Compulsivo ed uno tipico della Disposofobia sono notevoli e sono riassunte nella fig.2 adattata da quella pubblicata da Pertusa e Fonseca nel Manuale della Oxford (2014) sull’Hoarding.

Accumulo nel DOC e nella Disposofobia

Va notato che la categoria di pazienti con accumulo da Disturbo Ossessivo Compulsivo, pur essendo percentualmente ridotta, proprio per il carattere ego-distonico del disturbo è sovra rappresentato negli studi di psicoterapia rispetto a quelli per Disposofobia che pur essendo in realtà molto più numerosi, quasi mai richiedono un aiuto per il proprio problema (<25%).

In conclusione anche in questo caso, come già evidenziato nel post precedente, emerge la necessità di avere sempre un’accurata diagnosi differenziale tra la possibile matrice DOC e quella Disposofobica del comportamento di accumulo al fine di identificare la linea di trattamento specifica per il caso in oggetto che sarà molto differente a seconda della diagnosi.

Articolo Originale: “Diagnosi differenziale tra Hoarding Disorder (HD) e Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC)” su Psicoterapie.pro

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