Convivere con la Disposofobia

Convivere con la DisposofobiaVivere con una persona che accumula rappresenta sempre una grande fonte di stress.  Il disordine, la mancanza di igiene, il bisogno di controllo su tutti gli spazi della casa genera continuamente attriti e tensioni. L’aspetto di maggiore conflittualità è spesso legato alla perdita di superfici libere e funzionalità dovuto al continuo accumulo in quelle aree della casa in genere adibite alla vita comune (cucina, soggiorno, ecc.). Altri aspetti di contrasto riguardano i problemi finanziari determinati dai sistematici acquisti o dalla mancata amministrazione finanziaria (ritardi nei pagamenti, multe, ecc.) che può determinare in alcuni casi anche situazioni di grave debito. I familiari si sentono spesso privati delle risorse necessarie a soddisfare le  minime esigenze di benessere a fronte di spese gestite unilateralmente e percepite come inutili o evitabili. Il tema del controllo è sempre primario: l’utilizzo del denaro, le aree della casa accessibili/non accessibili, la possibilità di spostare, pulire o organizzare le “cose” sono tutte attività scrutinate scrupolosamente dal familiare disposofobico. Per conseguenza il senso di frustrazione, di non contare nulla, di essere secondari, di non essere amati è spesso avvertibile nei familiari. La dinamica familiare di solito si basa su un circolo vizioso nel quale mogli, mariti, figli, fratelli cercano di riguadagnare aree vivibili, ordinando o eliminando parte della roba accumulata. Ciò determina gravi tensioni rendendo talvolta gli accumulatori diffidenti verso gli stessi familiari e ancora più protettivi verso i propri oggetti (innescando talvolta ulteriori comportamenti di controllo come la verifica dei cestini della spazzatura per evitare che qualche familiare abbia gettato via qualcosa di “importante”). Le relazioni sono ulteriormente messe a dura prova e caratterizzate da conflitto, frustrazione e risentimento nei casi in cui il disposofobico dimostri scarsa consapevolezza del suo disturbo, scarsa capacità di mettersi nei panni degli altri ed abbia capacità relazionali limitate.

Per i figli, soprattutto se in età scolare, è impossibile scegliere di allontanarsi definitivamente da casa, essi sono quindi costretti a vivere in una situazione di grave disordine e mancanza di igiene e a subirne gli impatti sulla propria vita sociale. I bambini spesso sono troppo imbarazzati per ricevere gli amici a casa ed in alcuni casi gli è espressamente vietato dai genitori. Questa determina isolamento sociale, senso di inaiutabilità, vergogna e rabbia. Mogli e mariti di chi accumula arrivano spesso a considerare il divorzio a volte anche in relazione alle difficoltà che vedono emergere nei figli. Quando il processo di separazione ha inizio è raramente consensuale e tutti gli aspetti del “segreto di famiglia” divengono pubblici generando ulteriore risentimento e vergogna nei figli. Difficilmente l’esito è un affidamento condiviso, la persona che accumula non è in genere considerata in grado di accudire.  Ciò determina le problematiche tipiche degli affidamenti non condivisi e non consensuali con gravi impatti sui minori.

Una volta adulti i figli hanno spesso relazioni molto difficili con i genitori che accumulano. La scelta di andare via di casa porta a volte alla rottura definitiva della relazione. Quando il rapporto continua, il risentimento viene spesso espresso in riferimento alla condizione nella quale sono stati costretti a vivere. Sposandosi ed avendo a loro volta dei figli non desiderano che il genitore che accumula veda i nipoti se non in poche occasioni. L’imbarazzo e la possibile influenza sui nipoti oltre che il senso doloroso che ancora portano in sé rende spesso impossibile un rapporto sereno. Il tema del possesso per i figli di disposofobici è in genere problematico: hanno solitamente comportamenti estremi accumulando a loro volta per similarità o eliminando ogni oggetto appena possibile per reazione.

Nei casi più gravi anche i rischi per la salute fisica possono essere rilevanti. Il materiale accumulato impedisce la pulizia degli ambienti, è impossibile aspirare o spolverare; muffe, funghi e parassiti trovano un ambiente ideale per proliferare determinando nei familiari o nello stesso disposofobico allergie, asma e problemi dermatologici. Inoltre il materiale accumulato può rappresentare un grave elemento di rischio in caso di incendio in termini di infiammabilità, sviluppo di fumi tossici, ostacolo alle vie di fuga, ed ostacolo alle vie di entrata per i vigili del fuoco.

E’ evidente come la convivenza col disturbo da parte della famiglia (anche a distanza) sia molto difficile e non stupisce che numerosi studi evidenzino un livello di allontanamento del familiare disposofobico molto alto, paragonabile a quello di disturbi mentali molto più gravi.

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