Quando il comportamento di accumulo persiste per vari anni senza essere trattato le sue manifestazioni appaiono molto evidenti (stretti camminamenti tra cumuli di oggetti, odore sgradevole negli ambienti, compromissione funzionale dei servizi fondamentali della casa). Tuttavia questa situazione non si verifica dall’oggi al domani. Il disagio si sviluppa lentamente e progressivamente fino ad aggravarsi sostanzialmente negli stadi finali. Quelli che seguono sono una serie di segnali che possono aiutare ad identificare la presenza di un problema di accumulo già nelle sue fasi di iniziali.
- La persona che accumula non permette ai propri familiari l’accesso a stanze o all’intera casa se vive da sola. Chi accumula tende a nascondere il suo problema, in parte per un sentimento di vergogna ed in parte perché teme che qualcuno possa toccare il materiale accumulato o tentare di ordinarlo o rimuoverlo senza il suo permesso. Nei casi avanzati e se la persona vive da sola questa può impedire che chiunque entri in casa tenendo le tende o le persiane costantemente chiuse. Una persona con un’eccessiva preoccupazione in merito all’accesso a particolari stanze o alla propria casa da parte dei familiari potrebbe stare sviluppando un problema di accumulo.
- In famiglia si discute spesso di questa “roba” accumulata. Il discutere spesso dell’argomento può essere un segnale importante. In genere nelle fasi iniziali i toni sono gentili ed i familiari offrono supporto all’organizzazione ed alla pulizia. Con il tempo le discussioni diventano più frequenti e conflittuali spesso arrivando alla minaccia di coinvolgere le istituzioni sociali, gli uffici di igiene o di interrompere i rapporti familiari.
- Sgomberare anche piccole aree sembra richiedere alla persona che accumula giorni o settimane di lavoro. Le difficoltà particolari di un disposofobico non gli consentono di fare un’attività che per un’altra persona richiederebbe due o tre ore di lavoro organizzativo. Chi accumula inizia a considerare le differenti possibilità di organizzazione, i contenitori necessari, le operazioni preliminari, il miglior procedimento da attuare senza arrivare a completare il compito o senza riuscire nemmeno ad iniziarlo nel tempo a disposizione.
- Ritardi nei pagamenti delle bollette. Pur avendo la disponibilità economica, spesso le bollette ed altre importanti scadenze (dichiarazione dei redditi, mutui, ecc.) vengono trascurate dai disposofobici per dimenticanza o perché non riescono a trovare i documenti necessari accumulati insieme a cose prive di importanza oggettiva (volantini, posta pubblicitaria, vecchi giornali).
- Problemi di eccessiva spesa. Alcune disposofobici raccolgono cose gratuite ma la maggior parte accompagna a questo tipo di acquisizione l’acquisto di una o più categorie di oggetti (libri, vestiti, giocattoli, ecc.). In genere questi acquisti vengono giustificati come “collezionismo”, “affare” o “scorta” anche se di fatto si tratta di oggetti che non escono mai dal loro imballo originale o dalla borsa con al quale sono stati portati a casa. La spesa può spesso eccedere la disponibilità economica creando problemi di debito finanziario.
- Problemi nel trovare le cose. Quando la quantità di cose diventa ingente di solito la persona non riesce più a trovare quello che cerca. Questo crea piccoli e grandi disagi nella propria vita quotidiana e in quella dei familiari. Alcuni esempi: non avere i vestiti adatti o pronti per una determinata occasione, arrivare in ritardo agli appuntamenti, non trovare documentazione medica o fiscale quando serve.
- Tenere “in vista”. I disposofobici desiderano tenere le cose “in vista” posandole su superfici orizzontali e creando nuove superfici (con tavolini, scatoloni, ecc.) quando queste siano sature. Quasi sempre vi è grande resistenza ad ordinare le cose in armadi e cassetti che le metterebbero fuori dalla loro portata visiva.
- Rimandare riparazioni fondamentali. Le necessarie piccole e grandi riparazioni domestiche (per problemi idraulici, elettrici, sostituzione di elettrodomestici, ecc.) sono continuamente rimandate. Chi accumula si propone di mettere la casa in ordine prima di chiamare qualcuno a fare la riparazione, ciò determina il deteriorarsi di situazioni che avrebbero richiesto un intervento banale in circostanze di significativo disagio (mancanza di acqua corrente, riscaldamento, corrente elettrica).
- Non ricevere ospiti. Chi accumula di solito non riceve ospiti, neanche i familiari. Le occasioni sociali sono rare e sempre svolte fuori dalla propria abitazione casa (bar, ristoranti, luoghi pubblici). I disposofobici non ricevono persone a casa in parte perché si rendono conto del “disordine”, in parte perché hanno paura che qualcuno dei familiari possa prendere l’iniziativa di intervenire senza il loro permesso, altre volte semplicemente perché non hanno voglia di innescare ulteriori discussioni sul problema (punto 2).
- Difficoltà nel far toccare o prestare o le proprie cose. Un segnale precoce del problema è spesso ravvisabile nell’eccessiva possessività verso i propri beni. I disposofobici spesso si arrabbiano se un familiare tocca un loro oggetto (anche se privo di valore come un volantino pubblicitario o un vecchio giornale). Ancora maggiori difficoltà dimostrano nel prestare un libro, un elettrodomestico o un attrezzo. A fronte di una richiesta spesso il rifiuto è netto offrendosi piuttosto di comprare una copia dell’oggetto per il familiare che lo ha richiesto in prestito.
Buongiorno , grazie per questo sito ricco di informazioni utili.
Più o meno da circa 20 anni la mia compagna vive diverse problematiche qui descritte e nonostante un trasloco in una casa più piccola da circa 15 anni siamo riusciti ad arginare il problema dell’accumulo di oggetti, anche con suo stesso aiuto , parlandone, prendendo decisioni sofferte ma di comune accordo, almeno apparentemente.
La sensazione che mi crea una certa ansia è che la richiesta di spazio è tacitamente pressante, i confini concordati non bastano mai e sono sempre sul punto di essere varcati dagli oggetti, forse è solo una mia sensazione dovuta all’ansia che si è generata fra di noi.
Ho l’ impressione che la mia compagna abbia consapevolezza di questo disturbo e di fronte alla richiesta di attivarsi per ristabilire l’ordine, per quanto possibile, non sempre la risposta è stata negativa.
Ma la pressione delle cose è tanta. Io con lei ho sempre intrapreso una strategia faticosa che prevede la discussione aperta sul problema ma con una posizione ferma sui confini che potevano avere i suoi oggetti in casa , pensando che questo accordo potesse limitare i danni o rallentare la progressione dell’accumulo, non lo so se ho sbagliato o meno.
Ora temo il flusso di oggetti dalla casa dei genitori molto anziani , La madre soffre di Alzheimer dopo avere avuto per molti anni questi stessi disturbi.
Vorrei intraprendere dei piccoli lavori di ristrutturazione in casa , in passato ho avuto reazioni positive da parte sua a queste piccole rivoluzioni casalinghe. Chissà.
Buongiorno,
Temo di avere capito che mia madre soffre di questo disturbo.Abbiamo sempre vissuto in una casa disordinata e piena di cose,ma una volta era forse più comprensibile (6bambini-sempre roba da stirare in giro/giochi ovunque).
Ora i 6 bambini sono cresciuti e la situaZione è peggiorata:nostra madre non permette a nessuno di toccare/buttare/mettere in ordine nulla senza la sua supervisiona (e lei a casa non c è mai,si riempie la vita di cose da fare non necessarrie).La situazione è grave,rapporti familiari compromessi,lavoretti da fare in casa lasciati lì,pulizie che non si riescono a fare per via della roba…..Non sappiamo come fare.nostra madre è ovunque e si accorge appena le si butta una briciola.Non si rende conto del problema …come fare?