Azzurra racconta di come ha ritrovato il rapporto con sua madre
Della mia esperienza di convivenza con la disposofobia non parlo perché fortunatamente è alle spalle. Storia vecchia. Guardo avanti. Se mi volto indietro vedo solo una porta chiusa. Ho imparato a sorridere di tutto, a non portare rancore.
Parlo invece di quanto sta accadendo da circa sei mesi. Mia madre, 77 anni, affetta da disposofobia, soffre di una seria patologia fisica, incurabile e progressiva, diagnosticata circa tre anni fa. Nove mesi fa il quadro clinico si è complicato, e mia madre ha dovuto sottoporsi ad una pesante terapia farmacologica che sta tuttora seguendo. Dimagrita, indebolita, spaventata, è venuta a vivere da me. Fra ricovero ospedaliero e trasferta forzata a casa mia, sta vivendo il periodo più lungo lontana dai suoi ‘tesori’.
Superfluo precisare che non siamo mai andate d’accordo. Ma ora ce la stiamo godendo tantissimo, e condividiamo un’intesa piena di calore. Lei appare trasformata, dalla malattia e dai pesanti effetti collaterali della terapia. E’ dolce e remissiva. Ha stretto amicizia con i miei vicini. Sembra non provare nostalgia per le sue cose. Le fobie sociali e le manie di persecuzione sembrano scomparse.
Il futuro? Boh! Un enorme punto interrogativo. Forse, quando si sentirà meglio, tornerà la donna impossibile di prima e la rispedirò dritta a casa sua. Forse svuoterò gradualmente il suo appartamento, o forse butterò via la chiave e me ne dimenticherò. Non lo so. Per ora mi godo questa donna nuova che sta sperimentando una vita nuova, augurandomi che le piaccia abbastanza da indurla ad abbandonare la vecchia.
– Azzurra –